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True story, non c’è trucco non c’è inganno: la serie di Netflix che gioca con le aspettative dello spettatore

La nuova serie di Netflix con Kevin Hart e Wesley Snipes è un labirintico gioco di inganni in cui la prima vittima è la fiducia dello spettatore e secondo è il protagonista stesso della serie

di Sara Radegonda | 8 Dicembre 2021
Kevin Hart as Kid in True Story. Foto: Adam Rose/Netflix © 2021

Verità, menzogna o mezza verità? È in questo limbo in cui viene gettato lo spettatore nei primi minuti di True story, la serie di Netflix, con Kevin Hart e Wesley Snipes. Infatti tutto farebbe pensare che ciò a cui si assiste sia la storia vera del comico americano, ma l’inganno – trainato dal titolo stesso della serie che innesca un cortocircuito narrativo – si infrange totalmente dopo pochi istanti dall’inizio. Il primo episodio si apre con un monologo iniziale in cui Hart con lo sguardo in camera evidenzia il lato oscuro della celebrità, lo stesso momento farà da connessione negli ultimi istanti della serie, in cui avvera anche la risoluzione stessa della trama.

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Lo stratagemma dello sguardo in macchina, con la relativa rottura della quarta parente, disorienta in modo intelligente il pubblico, restituendo l’idea ingannevole di essere all’interno non tanto di una serie ma di un documentario, mirato al racconto del backstage della vita di una star come Kevin Hart. In punta di piedi quindi ci si addentra con studiata calma nella trama, ma il trucco viene svelato troppo presto: pochi istanti dopo la fine del monologo, Todd, l’agente interpretato da Paul Adelstein, si rivolge al protagonista chiamandolo “Kid”. Da questo minimo dettaglio inizia una  nuova e ossimorica consapevolezza nello spettatore, quella che lo fa rendere conto di essere stato fregato.

true story serie tv è una storia vera

KEVIN HART as KID and WESLEY SNIPES as CARLTON in TRUE STORY
Foto: ADAM ROSE/NETFLIX © 2021

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La storia raccontata nella serie, infatti, gioca la sua partita nel campo nell’analogia e di quel meraviglioso mondo che è il labile confine del patto narrativo. Kevin Hart in True story interpreta un suo alter ego: The Kid è un comico di successo che dagli squallidi quartieri di Filadelfia, grazie a “Dio che gli ha concesso il dono di far ridere”, ha avuto il suo riscatto, conoscendo il luccichio della celebrità. Ad un certo punto, però, il clima di idillio di un semplice racconto di quotidianità si sgretola completamente lasciando spazio ad un’esclation di omicidi, menzogne e tradimenti. Tutti elementi che già dal secondo episodio rendono evidente – a differenza di quanto dichiarato nel titolo – la non realtà dei fatti narrati. La violazione del patto narrativo, nella serie, è ottenuta in modo delicato e sapiente, seppur troppo frettoloso, infatti la percezione che si ha è di un piacevole inganno, il quale permette poi si proseguire ugualmente nella visione di un contenuto che assume le forme di un classico thriller.

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True Story serie tv è una storia vera: un gioco labirintico di inganni

Nonostante tutto però ci si rende conto di come la serie stessa sia un gioco labirintico di inganni: prima lo spettatore è vittima della “doppia” identità di Kid, poi lo stesso Kid è vittima innocente di Carlton, il fratello invidioso e manipolatore (Wesley Snipes). Ma la risoluzione finale è votata ai furbi – più che ai buoni – perché chi riesce a uscirne è colui che, cosciente del trucco, decide di cavalcare l’onda dell’inganno. Inoltre, per l’ennesima volta, assistiamo ad una serie televisiva che mette in mostra se stessa e i suoi meccanismi – ingannevoli – avvalorando le tesi per cui la nuova corrente dell’audiovisivo sta puntando tutto sull’espediente metanarrativo. In ultima istanza, la serie ha, dunque, il merito di aver ripreso alcuni dei metodi narrativi, tipici dei romanzi del 900, come la violazione del patto con il lettore, dandogli concretezza attraverso la resa visiva. Un thriller senza troppe pretese che nel suo sottotesto ricorda un mix contemporaneo tra Vite parallele di Emmanuel Carrère e Paradisi Perduti di Walter Siti, con di certo meno poesia (perchè a fare da colonna sonora c’è il rap underground alla Compton), ma con l’inconfondibile amarezza della vita vera.

True story serie tv è una storia vera

Kevin Hart as Kid, Billy Zane as Ari in True Story. Foto: Adam Rose/Netflix © 2021