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Benedetta Porcaroli è Donatella Colasanti nel film “La scuola cattolica”: “Spero di averle restituito ancora un po’ di giustizia”

L’attrice interpreta Donatella Colasanti nel film che sta facendo più discutere al Festival di Venezia, “La scuola cattolica”

di Redazione Rumors.it | 8 Settembre 2021
Foto: Ufficio Stampa Netflix

Il massacro del Circeo è uno dei delitti più efferati compiuti in Italia – si è svolto nella notte tra il 29 e il 30 settembre 1975 – da parte di tre ragazzi della cosiddetta ‘Roma bene’. Un delitto di cui si è parlato anche per il successo del libro di Edoardo Albinati da cui ora è tratto uno dei film che sta facendo più discutere al Festival di Venezia, La scuola cattolica, in cui Benedetta Porcaroli interpreta una delle protagoniste. L’attrice di 23 anni ha già alle spalle esperienze importanti, come la serie Baby ed il film 18 regali che le è valso il David Giovani.

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Ad interpretare la protagonista, ovvero Donatella Colasanti, sopravvissuta al massacro del Circeo fingendosi morta dopo aver subito inaudite violenze, è una delle giovani attrici più lanciate del nostro cinema e la più chiacchierata in questi giorni, che oltretutto sarebbe stata pizzicata con il collega Riccardo Scamarcio. “Credo sia doveroso e necessario raccontare ancora questa storia alla mia generazione. È stato emotivamente forte elaborare tutto questo come persona e come attrice. Spero di aver restituito a Donatella ancora un po’ di giustizia“, ha raccontato Benedetta, che spera di innescare delle riflessioni importanti a chi guarderà il film.

La scuola cattolica

Foto: Ufficio Stampa

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“Sono rimasta in silenzio per un paio d’ore, non è mai successo nella vita. Mi ha tolto la parola perché non c’è molto da dire, c’è tanto da fare, secondo me. È importante un’educazione sentimentale, è importante un’educazione sui valori dei ragazzi”, con gli occhi lucidi durante la Mostra di Venezia, Benedetta ha raccontato la sua reazione dopo la prima visione del film.

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Benedetta Porcaroli Circeo: un film che può aiutare a riflettere e a tenere alta l’attenzione

Il regista ha spiegato così la necessità di questo film: “Al processo, i due autori del delitto che sono stati arrestati (il terzo ha vissuto tutta la vita da latitante) hanno dato motivazioni vaghe, deliranti: ‘Lo abbiamo fatto perché era arrivato il momento di dare un segnale. Dovevamo far capire che eravamo ancora vivi. Non potevamo starcene con le mani in mano’. Ho pensato spesso a queste frasi, durante le riprese, ma per la ragione opposta a quella degli assassini. Penso che il cinema sia un’arte straordinaria perché può aiutare a evadere, a immaginare la storia in altro modo, a riflettere su quello che è accaduto o a tenere alta l’attenzione”.