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Simone Frulio tra i 100 giovani imprenditori italiani under 30 del 2022: ecco cosa ci ha raccontato

In occasione della pubblicazione della classifica dei 100 imprenditori under 30 più meritevoli d’Italia, stilata da Forbes, abbiamo incontrato il giovane talento Simone Frulio che ci ha raccontato…

di Luca Diana | 27 Marzo 2022
Simone Frulio per Forbes

“Chiudete gli occhi ed esprimete un desiderio. Ora riapriteli e fate qualsiasi cosa per perseguirlo”: in questa citazione potrebbe racchiudersi il segreto del successo di Simone Frulio, cantante per passione e imprenditore per scelta. Classe 1997, il giovane di origini milanesi si è fatto conoscere al grande pubblico per la sua partecipazione ad importanti talent canori quali Io Canto con Gerry Scotti e X Factor nella squadra di Simona Ventura. Ora, però, la sua vita ha preso tutta un’altra direzione e nonostante il successo come cantante vuole che a renderlo orgoglioso sia un’altra strada, quella da imprenditore.

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Durante il lockdown è nato il suo progetto MoMo che in poco tempo gli ha consentito di essere eletto da Forbes come uno tra i 100 miglior imprenditori under 30 in Italia. Insomma, grandi soddisfazioni per un giovane talento come Simone che fino a qualche anno fa pensava che solamente la musica lo avrebbe potuto rendere felice e che invece ora ha capito di come il motore della sua vita sia l’arte, in tutte le sue declinazioni. Ecco cosa ci ha raccontato in un’intervista esclusiva per noi di Rumors.it!

Simone Frulio

Simone Frulio – Foto: Instagram @simonefrulio

 

Simone Frulio intervista esclusiva: ecco cosa ci ha raccontato!

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Simone quale appellativo ti rende più orgoglioso, quello di cantante o quello di imprenditore di successo?

La musica rimarrà, e rimane, sempre la mia più grande passione. Non sono mai stato uno di quelli che cantava perché voleva diventare qualcuno, perché voleva diventare famoso a tutti i costi. Io cantavo perché mi piaceva e mi piace farlo; piano piano, però, la mia idea di fare della musica la mia professione è andata scemando, anche per via di alcune circostanze – come la pandemia – che mi hanno portato a chiudermi in casa. In più parallelamente ho iniziato questa avventura chiamata MoMo, che mi ha impegnato tanto ma che soprattutto nel giro di un annetto e mezzo mi ha dato forse ancora più soddisfazioni di quante me ne abbia date in 10 anni la musica. Quindi in questo momento, forse, per quanto impegnativo l’appellativo imprenditore sia, è quello in cui mi riconosco maggiormente.

 

Da queste tue parole si intuisce che presto una di queste due strade possa prendere il sopravvento sull’altra: è così?

Ebbene sì. Come dico sempre, ormai canto solo in cameretta, nel senso che mi piace ancora condividere qualche storia ogni tanto dove magari canto in camera, sul mio letto, sulla scrivania ma mi basta quello. A livello più ufficiale e professionale sento che in questo preciso istante la strada di MoMo sia quella che voglio intraprendere e proseguire.

 

 

 

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Tra un po’ torniamo a parlare di MoMo ma prima facciamo un piccolo passo indietro: il pubblico televisivo ha imparato a conoscerti grazie alla tua partecipazione a Io Canto con Gerry Scotti. Che ricordi hai di quel periodo? 

Io Canto è stata una delle esperienze più importanti della mia vita. È iniziata come una scommessa con mio padre, un po’ per gioco, e si è trasformata in una vera e propria palestra di vita: eravamo una cinquantina di bambini e ci sentivamo dei pesciolini che si muovevano in un oceano gigante. Questo programma ci ha dato la possibilità di entrare in contatto con grandi esperti della musica e dello spettacolo che ci hanno insegnato veramente tanto.

 

Che cosa ti porti dietro da quest’esperienza in tv?

Di quell’esperienza mi porto dietro tutte le nozioni legate alla musica e poi tante amicizie che sono giunte fino ad oggi. La partecipazione a Io Canto – che andava in onda in diretta il sabato sera su Canale 5 – mi ha insegnato ad affrontare le sfide con coraggio. A 12 anni ce ne vuole un bel po’ per fare una cosa del genere (afferma Simone sorridendo). Sempre qui ho imparato a stare a contatto fin da piccolo con un mondo che sappiamo tutti essere abbastanza difficile, dove la gente sgomita uno sull’altro e dove ognuno vuole far prevalere la propria figura, la propria strada, le proprie idee. Sicuramente fin da piccolo ho dunque captato ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e ho imparato un po’ a muovermi in questo ambiente. Possi dirti quindi che è grazie a queste esperienze che ho imparato a catapultarmi inconsciamente in ciò che mi piace fare: per esempio è quello che ho fatto con MoMo.

 

Quindi diciamo che la parola chiave per descriverti potrebbe essere il coraggio che ti contraddistingue?

In realtà io sono un po’ un cagasotto di base. Sono coraggioso in queste cose, ma se stai con me nella vita di tutti i giorni io ho paura di un sacco di cose.

 

Ad esempio? Dalle cose più stupide: la paura del buio, dei ladri, a volte degli ascensori troppo piccoli, non vado mai a Gardaland o quei posti perché ho paura delle giostre… sono veramente un paranoico allucinante.

 

 

 

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Durante il lockdown (marzo 2020) è nato MoMo, un “progetto di moda” che come hai più volte dichiarato tu stesso è nato con la volontà di creare uno spazio in cui FARE esperienza, mettersi alla prova e imparare. Puoi raccontarci com’è nata quest’idea? 

Questo progetto è nato durante il lockdown anche se dentro di me avevo sempre avuto il pallino di fare qualcosa legato all’abbigliamento. Inizialmente non avevo le idee chiare ma ho subito coinvolto uno dei miei migliori amici e insieme abbiamo lanciato su Instagram una call per trovare nuovi talenti e persone che volessero lavorare con noi. Posso dunque dire che MoMo sia nato praticamente per caso. L’idea iniziale, infatti, era quella di fare qualcosa che a prescindere dalle mie passioni (abbigliamento, musica) includesse i giovani e ora possiamo dire di esserci riusciti.

 

In poco tempo il vostro brand ha spopolato anche in tv: Barbara d’Urso, Cristiano Malgioglio, passando per Sangiovanni e i professionisti di Amici sono solo alcuni dei personaggi famosi che hanno indossato i vostri capi. Come vi siete sentiti quando avete visto sul piccolo schermo le vostre creazioni?

Devo ammettere che mi fa ancora strano sapere che la felpa che ha addosso Elisa o la maglia che indossa Barbara d’Urso in puntata sono le stesse che tenevo in mano fino a qualche giorno prima. È sempre una gran sensazione. Un bel traguardo ogni volta. Poi ci sono i ragazzi di Amici di Maria De Filippi con i quali ci sentiamo decisamente più vicini perché di base partono da una dimensione simile alla nostra: sono dei giovani con un sogno, un talento, che amano l’arte e che vogliono fare della loro passione una vera e propria professione. Per questo, fin da subito c’è stato questo parallelismo a livello valoriale tra la nostra realtà e la loro, che è stata la cosa che ha fatto sì che – grazie a Anahi Ricca – i nostri capi venissero scelti per vestire gli allievi. Quindi sì, sicuramente i ragazzi di Amici sono quelli che ci rendono più orgogliosi anche perché per ognuno di loro creiamo – dopo un lungo studio, basato sulle loro vite e sui loro gusti – dei capi unici e su misura.

 

Simone Nolasco, MoMo

Simone Nolasco, MoMo – Foto: Ufficio stampa

 

Da dove nasce il nome del brand?

MoMo nasce dal fatto che io da piccolo non riuscivo a pronunciare il mio nome Simone e dicevo momo, quindi da li è venuta questa cosa. Poi ha anche un altro significato: secondo me, infatti, simboleggia l’incoscienza con la quale i bambini si lanciano in nuove avventure. Noi con lo stesso atteggiamento abbiamo provato a buttarci in questo progetto e vedere come andava seguendo l’avventura. Quindi da qui ci è venuto di chiamarlo MoMo, al di là che rimane un nome molto orecchiabile.

 

Come definiresti in poche parole MoMo?

A me piace definirlo un progetto di moda più che un brand di abbigliamento perché secondo noi la forza di MoMo risiede proprio in quella dimensione di progettualità, fatta di scambio e di sperimentazione continua. All’inizio una delle prerogative era che tutte le persone che partecipavano non dovevano mai aver avuto esperienze professionali; l’intento era preciso: noi giovani cerchiamo sempre una posizione di lavoro e tutti ci chiedono anni e anni di esperienza, però se nessuno ci dà modo di fare questa esperienza, come facciamo a trovare lavoro? Quindi abbiamo deciso di creare uno spazio in cui poter fare esperienza e mettere in gioco le nostre capacità e creatività. Questo è sicuramente uno degli elementi principali.

 

Qual è il suo punto di forza?

La creatività è l’elemento che ci contraddistingue ed è racchiuso anche nel nostro payoff “Indossare la creatività”. Quello che ci piace fare, infatti, è far sì che questo “indossa la creatività” sia un invito ad aprire la mente e ad essere creativi tutti i giorni. Non limitarci ad essere razionali, analitici, statici e seguire solo la testa, ma imparare a dialogare e ad agire anche con il cuore.

 

Tazza MoMo

MoMo – Foto: Ufficio stampa

 

Noi vogliamo “indossare la creatività” in tutti i sensi, non solo attraverso dei vestiti. Sentiamo la necessità di dover aprire la mente ed essere creativi sempre, ogni giorno, in qualsiasi circostanza”, è da questo che è nato MOMO FIKA – TALK IT EASY?

È stata una cosa che abbiamo realizzato in pochissimo tempo, perché era una necessità, un desiderio. Diciamo che è stato bello perché era una stagione test e abbiamo deciso di portare attorno ad un tavolo dei personaggi giovani che si sono fatti strada da soli, come Giuseppe Porro. Devo dire, però, che ciò che mi è piaciuto ancora di più è stato quello di portare le esperienze di grandi nomi all’interno del mondo della moda, del branding, dello spettacolo, a servizio di altri giovani con la volontà di dimostrare che non è vero che tutti gli adulti non vogliono i giovani, non li ascoltano, non si mettono al loro servizio.

 

Qual è la chiave del successo di MoMo?

Non lo so. Secondo me, prima di tutto la squadra, nel senso che per quanto io sia finito nella lista dei 100 migliori imprenditori under 30 di Forbes, per quanto io sia il volto del brand, in realtà è merito di tutta la squadra perché ognuno sa fare il suo, fa il suo e lo sa fare bene. È bello perché c’è veramente un mix di tante personalità che si sono messe in gioco e che stanno imparando sul campo. Quindi sì, la chiave del successo di MoMo è un po’ questa: dare credibilità e sostegno a un brand che sta sperimentano direttamente sul campo.

 

Pensi che questo periodo di cambiamento cosi forte, soprattutto dal punto di vista della crisi sociale ed economica dovuta alla pandemia, via abbia in qualche modo favorito?

Secondo me sì. È proprio quello. Non ti nascondo, però, che ci ha dato anche tante difficoltà. Il lockdown ci ha costretti a creare la squadra, realizzare le prime collezioni, fare il sito, senza mai vederci di persona. Quindi, è vero che siamo tutti agili con il digital, ma è stata comunque una bella sfida quella di dover fare tutto senza mai aver condiviso uno spazio realmente fisico, senza banalmente essere andati a mangiare una pizza tutti insieme.

 

Simone Frulio Forbes

Simone Frulio per Forbes

 

Cosa hai provato quando hai scoperto che Forbes ti aveva inserito tra i 100 migliori imprenditori under 30 del 2022?

La prima persona che mi ha chiamato è stata mia zia alle 07:40 del mattino: mi ha mandato la foto del giornale, io ero in macchina con mia sorella e sono rimasto impietrito. Vedere il mio nome accanto a quello di Blanco, Rkomi, Sangiovanni, Berrettini, Luis Sal, mi ha fatto un effetto strano. Hai presente quando dicono che quando muori vedi la tua vita in 20 secondi, ecco io in quell’istante ho visto tutto MoMo. Appena ho realizzato mi sono commosso perché ho detto “cavoli alla fine in un anno e mezzo da soli siamo riusciti a raggiungere dei traguardi importanti”. Poi ho approfittato di questo traguardo per fermarmi un attimo a riflettere con un solo obiettivo, trovare delle risposte a due semplici domande: cosa voglio fare adesso? Dove voglio andare?

 

Quali sono i tuoi obiettivi futuri?

Da qualche giorno è disponibile sul nostro ecommerce una collezione firmata dal tik toker Michelangelo Vizzini, anche lui ex volto di Io Canto e Amici. Anche in questo caso abbiamo voluto sperimentare: gli abbiamo dato carta bianca e noi eravamo esclusivamente al suo servizio. Proprio per questo motivo lo stile dei capi è completamente diverso: ad esempio, ci sono dei ricami che noi non avevamo mai utilizzato prima. Oltre a questo abbiamo appena chiuso un altro importante accordo: quest’anno per la prima volta vestiremo i ragazzi di Amici 21 anche al Serale. È una cosa che non abbiamo mai fatto e anche questa è stata una bella sfida: abbiamo dovuto creare dei capi che andassero bene per la prima serata. Infine, stiamo lavorando alla collezione estiva che vedrà protagonista assoluto il colore. E poi mi piacerebbe iniziare a lavorare anche alla seconda stagione di MoMo Fika.

 

MoMo

MoMo – Foto: Ufficio stampa