Alessandro Borghi si è raccontato senza filtri in un’intervista per il Corriere della Sera. Ha parlato della sua vita, di come è diventato attore, di chi è oggi, fino ad arrivare ad una sfumatura molto intima e vulnerabile: la sindrome di Tourette. Si tratta di un disturbo neurologico caratterizzato dalla presenza di tic fonatori e motori incostanti. L’attore ha infatti dichiarato: “A lungo ho pensato di avere dei tic, invece era sindrome di Tourette“.
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Borghi ha iniziato l’intervista parlando della sua carriera e degli esordi in giovane età. Ha dichiarato di come un libro gli abbia cambiato la vita e di come abbia iniziato a vivere nel presente. In passato ha fatto moltissimi lavoretti, dal sorvegliante notturno al cameriere, per poter guadagnare qualcosa. Non pensava di fare l’attore, neanche quando a 18 anni ha iniziato a fare lo stunt-man e si imbucò a una cerimonia dei David di Donatello.
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Il suo primo incarico d’attore fu a 18 anni e a 28 arrivò uno dei ruoli più importanti della sua carriera: Sollima, il regista del film Suburra, scelse proprio lui per il ruolo di Aureliano. L’attore ha dichiarato: “Dopo dieci anni nell’ombra cercavo rivalsa. Tipo: ora vi faccio vedere quanto vi siete persi”. Ha parlato anche dei suoi difetti e di come la malattia ha cambiato il suo modo di essere: “Di brutto avevo anche che prendevo in giro gli altri in un modo mutuato dall’ambiente popolare da cui venivo. Le parole hanno un peso. L’insulto fa male. È successo pure a me. A lungo ho pensato di avere dei tic, invece era sindrome di Tourette”.
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Alessandro Borghi Tourette: “Ho smesso di considerarlo un problema”
“Ho gli spasmi o mi soffio sulle dita. Dopo la diagnosi ho smesso di considerarlo un problema, perché almeno adesso so che cosa ho”, ha detto Alessandro Borghi a proposito del suo disturbo. Una figura fondamentale nella sua vita è la compagna Irene Forti. L’attore si è dichiarato profondamente innamorato della compagna ed è proprio lei che ogni giorno lo sprona a prendere consapevolezza di chi è e di dove vuole arrivare: “Ogni giorno mi chiedo: io cosa voglio fare per me, per gli altri, per questo mondo? La risposta non c’è, ma la domanda in sé attiva un processo che mi costringe ad avere a che fare con me in modo diverso. Mi dice sempre: tu hai un sacco di difetti, però sei molto risolto con te stesso“.