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Giulio Bianco, l’eclettico polistrumentista presenta il suo nuovo album “Delayed”

Noi di Rumors.it abbiamo incontrato Giulio Bianco che ci ha svelato i segreti della sua passione per la musica e come è nato il suo nuovo album

di Redazione Rumors.it | 8 Dicembre 2021

Giulio Bianco è polistrumentista eclettico e compositore con oltre 20 pubblicazioni all’attivo, virtuoso di flauti dolci, armonica a bocca e zampogne. Dal 2008 è polistrumentista del Canzoniere Grecanico Salentino, il più conosciuto ed importante gruppo musicale di world music al mondo, nel genere riconosciuto come “pizzica” o “taranta”. Il 1° ottobre 2021 ha pubblicato Hamburg, brano che anticipa l’album Delayed, in uscita in digitale e in edizione limitata in fisico, su Amazon e sul sito ufficiale di Giulio Bianco, il 15 ottobre.

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Delayed è musica da aeroporto e rappresenta un vero e proprio passaporto per i propri mondi interiori. Il disco non rappresenta solo un viaggio sonoro in grado di sopperire alla mancanza dei concerti, ma ha rappresentato anche un vero e proprio esperimento sociale: Giulio Bianco ha voluto sperimentare in maniera tangibile come la produzione di un Artista cambi nel momento in cui la solitudine e l’isolamento gli vengono imposti.

Foto: Giuseppe Rutigliano

Noi di Rumors.it abbiamo incontrato Giulio Bianco che ci ha svelato i segreti reconditi della sua musica e come è nato il suo nuovo album. Ecco cosa ci ha detto…

Delayed è un album molto introspettivo e per alcuni versi malinconico. Parlaci della nascita dell’album e del significato dei titoli dei brani che prendono i nomi da importanti città.

Delayed si può considerare un album di world-elettronica, costruito su sonorità della musica world ed elettronica appunto. È nato nelle primissime settimane del lockdown ed è stato pubblicato con il sostegno di Puglia Sound; la produzione esclusiva è del Canzoniere Grecanico Salentino di cui faccio parte dal 2008. Proprio con il Canzoniere saremmo dovuti partire in India per un concerto, ma all’improvviso è scoppiato il lockdown ed i confini del mondo sono stati chiusi. Dopo una prima fase di tranquillità sono arrivate la noia, l’inquietudine, insomma la pressione di una situazione che non poteva essere prevista e che non sapevo controllare. È in questo momento quindi che ho iniziato a scrivere l’album. La creatività è arrivata nei momenti più inaspettati e imprevedibili; pensa che la base strumentale di chitarra dell’ultimo brano dell’album è nata mentre improvvisavo una melodia su una diretta stampa di Giuseppe Conte. La musica è stata per me l’unica forma di evasione dalle quattro mura di casa e dal costante confronto con me stesso; è stata una sorta di diario intimo, un viaggio introspettivo. Scrivevo di notte, e il giorno lo usavo per dormire. Il messaggio principale dell’album è che la musica è anche lavoro; spesso in Italia non è ancora chiaro il fatto che la cultura e l’arte non siano solo spettacolo e divertimento. Quando ho deciso di pubblicare i brani la mia intenzione era quella di riportare l’attenzione del pubblico sulla drammatica situazione del mondo dello spettacolo; le tracce hanno tutte il nome di una città in cui, se non ci fosse stata la pandemia, avrei dovuto esibirmi in un live.

 

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Giulio Bianco nuovo album: un progetto profondo nato durante il lockdown

Hai riscontrato dei momenti di difficoltà durante la realizzazione del disco?

La prima difficoltà è stata quella di dover scrivere l’album in solitudine. Anche se sono un polistrumentista, il limite è stato quello di non potersi vedere con gli altri musicisti che hanno partecipato all’album, e quindi di non poter lavorare insieme sugli arrangiamenti. Poi per fortuna la situazione in Italia è migliorata e siamo potuti andare in studio per registrare tutti insieme. Tutte le chitarre sono state ri-registrate da Luca Tarantino; Giacomo Greco mi ha aiutato con i synth; Maria Stella Boccolieri mi ha registrato il pianoforte del brano Paris, interpretandola secondo me in maniera meravigliosa. L’album quindi alla fine ha assunto la forma definitiva grazie anche alla famiglia di musicisti che l’ha costruito.

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Parlaci del tuo approccio con la musica, cosa ti ha spinto a diventare un polistrumentista, quali sono i primi strumenti che hai suonato ed i tuoi modelli di riferimento?

Io vengo dalla musica tradizionale e dal mondo degli strumenti tradizionali. Nel 2018 ho realizzato un album che si chiama “Di zampogne, partenze e poesia” in cui il lo strumento principale era la zampogna. Il concept di quell’album era quello di rivalutare a livello sociologico la zampogna, uno strumento considerato povero, e di metterlo al centro tra la musica elettronica, il genere più contemporaneo che abbiamo, e la musica classica, con il quartetto d’archi. Dunque sono partito con gli strumenti tradizionali e dopo sono passato anche alla chitarra, il pianoforte ecc. La musica elettronica pure mi affascina moltissimo ed è il genere che ascolto di più. Questo mondo è tutto quello che io ascolto adesso che ed è praticamente quasi nella totalità musica elettronica, tutto questo mi ha influenzato e mi ha portato poi ad andare in quella direzione anche con questo nuovo album. Devo dire che ho la fortuna di far parte di un progetto solido come quello del Canzoniere e di avere un progetto solido sul lavoro musicale che mi permette di sperimentare anche i miei gusti personali. Con questo nuovo disco ho fatto un salto nel vuoto, spingendomi verso un terreno che non mi era familiare. A suo modo il disco è anche un esperimento sociologico; ho voluto riflettere su come l’isolamento forzato potesse influenzare la produzione di un’artista. L’album è malinconico, ma anche onirico, perché grazie ad esso io sono riuscito a superare il lockdown, viaggiando con la mente nel momento in cui il corpo invece doveva essere fisicamente fermo nello stesso posto. La musica ha il potere di modificare la nostra percezione del tempo, e questo è meraviglioso.

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Immagino partirà un tour, hai qualche anticipazione da fare?

Grazie alle riaperture stiamo ricominciando a programmare. Ci sarà un tour italiano con il Canzoniere, credo intorno a febbraio, anche se non so darti ancora delle date certe. Sicuramente andrò a Zagabria a dicembre con il Canzoniere, e faremo un concerto ad Avezzano a gennaio. Stiamo facendo delle cose molto interessanti ed io sono molto ottimista sul futuro.