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Prisma, la GenZ spiegata agli adulti: tra voglia di libertà e ricerca dell’identità

Disponibile su Amazon Prime Video, Prisma, la nuova serie firmata dal creatore di Skam, Ludovico Bessegato, è un viaggio intimo alla scoperta della GenZ e della sua voglia di libertà

di Sara Radegonda | 21 Settembre 2022
Mattia Carrano in Prisma di Ludovico Bessegato Foto: Amazon Prime Video

Così uguali, ma alla fine così profondamente diversi. In comune solo la voglia di libertà. È questo il pathos che domina Prisma, la nuova serie tv di Amazon Prime Video, scritta e diretta da Ludovico Bessegato (creatore di Skam Italia) insieme a Alice Urciuolo. Otto episodi che costruiscono quella che all’apparenza potrebbe essere catalogata come una serie di formazione – o per dirla all’americana un teen drama -, ma che forse è molto più di questo: un viaggio intimo e sincero tra le sfumature, come quelle del prisma, che compongono la luce della generazione Z.

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Attraverso la storia di due gemelli Andrea e Marco, interpretati dall’esordiente Mattia Carrano, e dei loro amici, sullo sfondo di una Latina dagli accesi toni provinciali, la serie esplora la complessa ricerca dell’equilibrio, tipica dell’adolescenza, tra l’identità, le aspirazioni, lo scontro generazionale e l’approccio con un mondo, le cui dinamiche appaiono spesso troppo crudeli e complicate. La scelta dei gemelli come protagonisti dà modo di creare due linee narrative parallele – che nei primi episodi spesso si confondono – perché Andrea e Marco sono uguali nell’aspetto ma diversi nelle battaglie interiori: il primo si sente prigioniero di un corpo maschile che sente non essere suo, mentre Marco combatte con un disagio e un’inettitudine perpetui, sempre schiacciato dal peso della prestazione e dal fantasma della sua coscienza che non lo crede mai all’altezza di nulla.

Prisma serie tv recensione

Mattia Carrano in Prisma di Ludovico Bessegato
Foto: Amazon Prime Video

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Le storie di Andrea e Marco si intrecciano poi con quelle dei compagni, anch’essi figli/vittime di una realtà giudicante e spesso opprimente in mano ad adulti assenti o troppo distratti, la quale spinge la GenZ alla fuga, alla ricerca di quella libertà che diventa, nel migliore dei casi, una chimera. Dopo Skam, che già aveva ritratto seppur con toni più favolistici la nuova generazione, Ludovico Bessegato riesce a compiere quel passo in più: libero dai vincoli di un format e dal focus su un solo personaggio, il regista ha assaporato la libertà di espressione concessa dalla produzione originale dando vita ad un racconto corale, che riesce comunque a dare pari dignità ad ogni personaggio.

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Prisma serie tv recensione: la GenZ spiegata agli adulti

Prisma diventa quindi un teen drama dalla potenza narrativa trasversale: gli adulti riescono ad entrare in punta di piedi nelle difficoltà, contraddizioni e disagi di una generazione che spesso faticano a comprendere; dall’altro la stessa GenZ si vede rappresentata senza giudizi, in uno specchio che ha la dimensione di uno schermo ma che ha la magia di farti sentire meno solo, meno sbagliato. Ancora una volta Bessegato riesce a sottolineare quanto, nel trattare temi simili, a vincere sia la sincerità di un racconto che lascia la volontà di impressionare fuori dall’uscio, per dare spazio alla vita, quella vera fatta anche, e soprattutto, di sbagli. E no, questa serie non è l'”Euphoria italiana” perché al dolore spettacolarizzato e gridato, Prisma sceglie la rivincita silenziosa.

Prisma serie tv recensione

Lorenzo Zurzolo e Mattia Carrano in Prisma di Ludovico Bessegato
Foto: Amazon Prime Video