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Da Open to Meraviglia a Open to Grazie: Armando Testa e la filosofia del “purché se ne parli”

Il gruppo pubblicitario Armando Testa lancia Open to Grazie, una lunga serie di (non)ringraziamenti al pubblico: è davvero necessario incolpare l’utente per una cattiva comunicazione?

di Eleonora Galli | 27 Aprile 2023
Foto: Instagram @ministeroturismo

Da Open to Meraviglia e Open su Grazie, e fa bene a ringraziare il gruppo pubblicitario Armando Testa. Senza tutti i commenti negativi, i meme, gli utenti che si sono improvvisati investigatori per scoprire ciò che non andava nella campagna pubblicitaria che ha reso la Venere di Botticelli un’influencer, Open to Meraviglia non avrebbe avuto la stessa risonanza mediatica e sarebbe caduta, invece, nel dimenticatoio come moltissime altre proposte presentate in passato. Eppure, dal messaggio di ringraziamento pubblicato sul Corriere della Sera, il gruppo pubblicitario sembra insinuare che in realtà tutto ciò che è emerso, dalle critiche ai vari problemi – basti ricordare il dominio non registrato – non fossero dei meri errori da boomer che ancora non hanno dimestichezza nell’approcciarsi alle campagne web, ma una sorta di easter eggs nelle mani degli utenti per far parlare della campagna stessa. Shakespeare diceva: “Non importa che parlino bene o male. L’importante è che parlino” e sembra proprio questa la filosofia abbracciata da Armando Testa. Eppure qualcosa stona, perché il gruppo pubblicitario non sembra aver colto le critiche, ma le ha solamente usate a suo vantaggio per far parlare ancora.

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Open to Grazie Armando Testa: i (non) ringraziamenti al pubblico

Per fare le cose in grande, il gruppo Armando Testa ha addirittura comprato una pagina del Corriere della Sera, nella quale ha pubblicato un lungo ringraziamento:

Quando una campagna di promozione turistica rompe il muro dell’indifferenza e riesce a dar vita ad un dibattito culturale così vivace come quello acceso in soli 5 giorni da “Italia. Open to Meraviglia”  rappresenta sempre qualcosa di positivo.

Grazie perché non accadeva da anni che la notizia di una campagna istituzionale suscitasse un eco di tale portata. Quando poi si tratta di una campagna solo presentata e non ancora uscita, probabilmente di una portata unica.

Grazie per le migliaia di visualizzazioni, commenti, meme e per le appassionate discussioni di questi ultimi giorni: ci hanno fatto sentire davvero la più grande agenzia italiana, con un immenso reparto creativo di milioni di persone sullo stesso concetto.

Grazie a tutti coloro che hanno immaginato che il video destinato alla presentazione del progetto – e dunque realizzato con materiale di repertorio – fosse già lo spot ufficiale della campagna.

Grazie a chi ci ha fatto sentire milionari! Ma i 9 milioni di euro d’investimento previsto da Enit sono destinati alla pianificazione media in tutti i principali mercati: Europa, Paesi del Golfo, USA, Centro e Sud America, Cina, India, Sud Est Asiatico e Australia.

L’obiettivo è quello di promuovere l’Italia all’estero, puntando su un target di 33 paesi. Anche e soprattutto su mercati anche culturalmente molto diversi dal nostro, accendendo l’attenzione in modo facile, diretto e immediatamente riconoscibile su ciò che tradizionalmente contraddistingue l’Italia nel mondo.

Sappiamo che parlare dell’Italia significa tener conto di tantissime sensibilità e sfumature. Un capitale culturale e umano così unico e prezioso che spinge tutti a lavorare, ed anche a dibattere, con straordinaria passione.

La Armando Testa ringrazia, e Venere con noi. Erano più di 500 anni che non si parlava di lei così tanto. Se non è meraviglia questa.

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Open to Meraviglia agenzia: la colpa è del pubblico o di Armando Testa?

Insomma, più che un ringraziamento assomiglia di più ad un modo per aizzare ancora di più le folle contro la campagna. Giustificazione dopo giustificazione, insinuando addirittura che il fruitore è malfidente a pensare che la campagna fosse definitiva e che gli investimenti ammontassero a 9 milioni di euro. Ciò che forse la Armando Testa non ha colto è che in comunicazione se il pubblico non capisce il messaggio, non è colpa del pubblico, ma di chi comunica. Bel salvataggio in corner, ma non funziona! Sui social ancora una volta, infatti, si sono scagliati contro queste parole e la sensazione è che la vicenda non finirà qui.