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La sfilata di Schiaparelli a Parigi: uno schiaffo elitario e becero ad anni di sensibilizzazione

La sfilata di Schiaparelli alla Parigi Fashion Week 2023 ha creato non poche polemiche a causa della presenza di tre vestiti con, cucita, una testa di animale finta. Una scelta che neanche l’arte riesce a giustificare…

di Sara Radegonda | 24 Gennaio 2023
Foto: Instagram @chiaraferragni

Indignazione è forse la parola che meglio descrive il panorama culturale contemporaneo, in cui tutti si indignano – quotidianamente – per qualcosa; trascinati dal dolce pensiero di dover per forza alzare un polverone, ricorrendo ad indignate opinioni che durano giusto il tempo di una Instagram stories. Se siamo abituati a risentirci per le frasi insensate – e spesso messe lì apposta per creare dibattito – dei concorrenti del Grande Fratello Vip, la cui ignoranza sembra ormai essere un requisito essenziale alla selezione, la nostra indignazione meriterebbe di rivolgersi a ben altro. Come alla sfilata Couture di Schiaparelli alla Parigi Fashion Week 2023.

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Sfilata Schiaparelli polemiche e indignazione: tutto concesso

Oltre ad una serie di abiti dal gusto indiscutibilmente raffinato, ode all’eleganza e alla frammentazione, nel défilé dell’iconico brand hanno sfilato, alla presenza di star del calibro di Kylie Jenner e Chiara Ferragni – che hanno immortalato il tutto con un selfie -, tre abiti che hanno scatenato una serie giustissima e on point di polemiche. Nei tre abiti in questione infatti campeggiano tre teste di animali fake fur, sapientemente cucite sullo scollo di lunghi abiti e indossati – oltre che dalla Jenner – dagli immacolati corpi di Irina Shayk, Naomi Campbell e Shalom Harlow, a rappresentare l’ultra citato ingresso di Dante nella selva oscura dell’Inferno e il suo incontro con le tre fiere (di cui i tre modelli sono rappresentazione), simbolo di lussuria, avarizia e superbia. Se fare polemica è diventata una routine, in questo caso sembra proprio necessario: dopo anni di battaglie di sensibilizzazione sulla salvaguardia degli animali – soprattutto in via di estinzione -, la sfilata di Schiaparelli assume i connotati di uno schiaffo (non in senso positivo di rivoluzione) triste e elitario al mondo contemporaneo con un’evidente mancanza di tatto nell’affrontare quella che si sottoscrive ad una vera e propria piaga.

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Sfilata Schiaparelli 2023: a Parigi sfila la tristezza mista a mancanza di originalità

Nonostante il riferimento a Dante sia ormai del tutto saturo e superato, dunque segno di una sistemica mancanza di originalità insita alla sfilata, ciò che resta di questo défilé è un’eredità nauseante, oltre che scioccante. Infatti, se all’alba del 2023 non c’è altro modo di rappresentare tre dei sette vizi capitali se non decidendo di appendere ai vestiti delle teste di animale – pensando di pulirsi la coscienza per il solo fatto di essere finte (ci mancherebbe altro verrebbe da dire) -, ciò che meritiamo è ben peggio di quella selva oscura citata da Dante, sfruttato come mero strumento di intellettualismo fine a se stesso. Se c’è qualcosa che dunque la sfilata di Schiaparelli 2023 ha ben rappresentato è che la cultura oggi non ha solo smarrito “la dritta via”, ma ha proprio perso il senso di esistere.