Oggi, sabato 22 ottobre, il nuovo Governo presieduto da Giorgia Meloni ha giurato alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. È un nuovo giorno per l’Italia, promettono molti esponenti della maggioranza, pronti a loro dire a porre le basi per un futuro che nulla ha a che vedere con il passato. Un nuovo corso battezzato da una colonna sonora di rilievo: T’appartengo, di Ambra Angiolini.
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Ma cosa c’entra l’ex ragazza di Non è la Rai con un momento istituzionale e solenne come la formazione di un nuovo Governo? Niente. Fino a questa mattina, quando Anna Maria Bernini, nuovo ministro dell’Università e della Ricerca, ha documentato il giuramento al Quirinale nelle sue storie di Instagram (successivamente rimosse), con un emblematico sottofondo musicale: “Giura, adesso giura…”. Immagino la soddisfazione del social media manager della Bernini – o di lei stessa, chi può dirlo – quando l’assonanza semantica tra la strofa ormai nazionalpopolare e l’atto (istituzionale) che lei si apprestava a compiere lo ha colpito come un’illuminazione.
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Anna Maria Bernini storie Instagram: per il giuramento sceglie T’Appartengo
Un’occasione assolutamente da non perdere: perché non desacralizzare anche l’ultimo barlume di solennità che ci è rimasto con una bella storia su Instagram che strizza l’occhio a… Ecco, il dubbio amletico è questo: strizza l’occhio a chi? Probabilmente, l’elettorato più becero disprezza la canzone, la cui storia è ormai inevitabilmente legata a quella del movimento LGBTQ+, che ha fatto di Ambra Angiolini una delle sue icone; quelli che ha invece Anna Maria Bernini, o meglio il suo partito, non l’hanno votata, difficilmente saranno conquistati da questa strizzatina d’occhio a sinistra.
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Anna Maria Bernini, che cosa voleva dirci la nuova ministra?
La Bernini, quindi, che cosa voleva dirci? Niente. E qui sta il cuore di tutto: la scelta della canzone, il video del pre-durante-post giuramento, le scritte tricolori, non hanno alcun significato. Sono soltanto il risultato della naturale tendenza alla spettacolarizzazione di ogni cosa. Tutto è diventato intrattenimento, come se ci trovassimo perennemente di fronte a una serie tv con poco budget. Se le nuove istituzioni ci promettono un futuro in cui anche la solennità diventa una moneta da spendere per popolare i propri canali social, allora forse sarà ancora più buio di quanto avevamo previsto.