Continuano le novità all’interno della vicenda dell’ex cantante Michele Merlo, scomparso lo scorso 6 Giugno a causa di una leucemia fulminante diagnosticata troppo tardi. Ciò che avrebbe portato alla morte il ragazzo è stata, secondo le recenti accuse, soprattutto la presunta negligenza dei medici, che avevano preso i suoi sintomi con superficialità.
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Le diagnosi erano state inizialmente due: prima il cantante sarebbe stato vittima di uno strappo muscolare, poi di una tonsillite. Successivamente, la procura di Vicenza ha aggiunto sul registro degli indagati Pantaleo Vitaliano, il suo medico di base. Ci sarebbe poi un secondo medico il cui operato è stato messo in dubbio dai Nas, ma non sarebbe sotto accusa: stiamo parlando del dottore che ha visitato Merlo il 2 Giugno a Bologna, diagnosticandogli una tonsillite.
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L’ultimo medico non è stato iscritto nel registro degli indagati per un semplice motivo: quando Merlo si era fatto visitare a Bologna, le sue condizioni erano già critiche. In qualsiasi caso, i consulenti della Procura di Bologna sostengono che se la terapia corretta fosse stata somministrata a partire dal 27-28 maggio, il giovane avrebbe avuto “una probabilità di morte precoce pari a 5-10 per cento”.
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Michele Merlo morte: cosa era successo in quei giorni?
La vicenda ha inizio il 26 Maggio in cui Michele si accorge di avere un grosso ematoma sulla gamba e chiede un appuntamento al medico di base urgente, che gli fu negato. Il ragazzo si è quindi recato in un pronto soccorso, in cui gli hanno assegnato il codice bianco e viste le numerose persone davanti a sé, decise di andarsene e di presentarsi nell’ambulatorio del dottore Vitaliano che gli ha diagnosticato uno strappo muscolare. Il 3 Giugno, Michele ha la febbre e mal di gola e gli viene consigliato un antibiotico e una visita dalla guardia medica. Il cantante verrà a mancare il 6 Giugno all’Ospedale Maggiore di Bologna per un’emorragia cerebrale causata dalla leucemia fulminante.
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