Hai appena vinto una medaglia olimpica, che fai? Ce lo insegna l’inglese Tom Daley, che dopo aver conquistato l’oro nella gara dei tuffi sincronizzati dai 10 m, si è goduto la finale femminile dalla tribuna rilassandosi a suo modo: facendo la maglia (e non l’uncinetto, come si evince dai due ferri). L’atleta infatti, mascherina sul volto e divisa della nazionale inglese, ha sfruttato sugli spalti i momenti di pausa tra una gara e l’altra per rimboccarsi le maniche e sferruzzare, scatenando l’ilarità e l’approvazione del web.
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Nessuna spettacolarizzazione, per Tom la maglia e il crochet sono una vera e propria passione, nata, come per tanti, durante i lunghi mesi di lockdown. Giorno dopo giorno il campione dei tuffi si è innamorato dell’hobby e ha deciso di condividerlo con i suoi fan, che lo seguono con affetto sui social e in particolare su Youtube, dove è solito postare video della sua vita privata o delle peripezie in acqua. Non solo: Tom Daley ha dedicato un profilo Instagram alle proprie creazioni, @madewithlovebytomdaley (fatto con amore da TomDaley). Come lui stesso ha dichiarato su Instagram, d’altronde: “Fare la maglia è diventato il mio modo di trovare la calma, la consapevolezza e alleviare lo stress. È una cosa che amo”. E chi siamo noi per dire il contrario?
Foto: Instagram
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Il viso fanciullesco di Tom Daley non è nuovo agli appassionati di sport, dato che primeggia nella sua disciplina da quando, davvero ragazzino, si presentò alle Olimpiadi di Pechino a soli 14 anni. Un personaggio esposto e, di conseguenza, una vita privata diventata pubblica, anche per sua volontà: il coming out del 2013, pronunciato da lui stesso, è rimbalzato su ogni media, per la semplicità della notizia (“Mi sono innamorato di un ragazzo”) condivisa tramite il canale Youtube e resa nota, non tanto per togliersi un peso, ma per celebrare insieme ai suoi tifosi la gioia di amare qualcuno.
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Tom Daley Tokyo 2020: oltre ai tuffi c’è di più
Ventisette anni, Tom Daley si è tuffato senza paura in acqua e nelle rapide della vita, a volte entusiasmanti altre volte meno felici: la morte del padre appena quarantenne per un tumore al cervello ha spronato il giovane di Plymouth a dedicarsi alle associazioni di ricerca per i tumori (tanto da donare in beneficienza il ricavato delle sue creazioni all’uncinetto) e ha lasciato in Tom la volontà di chiamare il proprio figlio con il nome del padre. Il piccolo Robert è nato tre anni fa da madre surrogata, scelta condivisa con il marito Dustin Lance Black, sceneggiatore premio Oscar per il film Milk e attivista per i diritti Lgbt, di vent’anni più grande di lui.
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