Un libro ne celebra la “santità”
Pensatore segreto, icona gender fluid, crooner, attore, pittore, collezionista, businessman. Il 10 gennaio di cinque anni fa il mondo piangeva la scomparsa di David Bowie. Cantante, attore, autore: impossibile definirlo tanto è stata multiforme la sua attività. Una vita votata all’arte, generosa in ogni accezione possibile del termine, al punto da farne un santo: un santo laico.
Ed è così che lo vede e racconta Gianluigi Ricuperati, scrittore e saggista, in uscita il 12 gennaio con Generosity. Un’agiografia di David Bowie (Piemme, Pagg. 176; euro 16,90) disponibile da oggi in pre-order su tutti gli store online.
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Mentre il mondo culturale e dello spettacolo annuncia grandi iniziative per l’anniversario, prima tra tutte lo speciale della BBC in programma proprio il 10 gennaio, Ricuperati offre una chiave di lettura inedita e originale del genio: un’interpretazione del mito di David Bowie sotto la lente delle vite dei santi. Con uno stile insieme emotivo e cerebrale, la storia del Duca Bianco, delle sue mille trasformazioni, delle sue canzoni e dei libri che ha letto, è raccontata attraverso gli episodi di generosità che costellano gli anni terreni di David Robert Jones.
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David Bowie morte: il mito a 5 anni dalla scomparsa
Perché Bowie è stato un artista unico, ma la sua unicità – a differenza di altre rockstar – non si è basata su un modello tolemaico dell’ego, ma su una costellazione, su un arcipelago di incontri, relazioni, ispirazioni, modelli, amici, eroi e avventure. Tutte le persone a lui più vicine ne hanno sempre elogiato la peculiare generosità, laddove generosità non è dare un pezzo di ciò che si ha. È dare più di quanto si ha. Contraendo un debito con l’essere, si produce un’energia meravigliosa che funziona quasi come un pilota automatico.