Le reazioni degli influencer alla guerra in Israele: perché il silenzio non viene mai apprezzato?
Che scelgano il silenzio o decidano di esporsi pubblicamente su temi di carattere socio-politico, spesso estranei alla loro bolla - come la guerra in Israele -, gli influencer sono comunque bersagliati da critiche. Ma perché il web fatica ad accettare un religioso e rispettoso silenzio?
Un buon tacer non fu mai scritto recita una massima non abbastanza nota. Un religioso e rispettoso silenzio, come ragionevole reazione di fronte ad un qualcosa di cui non si ha un’adeguata conoscenza e consapevolezza. Un comportamento arguto – di buon senso direbbe qualcuno – che sembra, però, essere totalmente estraneo al mondo del web e dei social.
Dalle prime ore del mattino del 7 ottobre, quando il gruppo terrorista islamico palestinese Hamas ha bombardato la Striscia di Gaza, sui social hanno iniziato a diffondersi notizie in merito allo scontro, accompagnate da terrificanti video-testimonianze delle brutali esecuzioni perpetrate ai danni dei cittadini. Un evento drammatico che ha scatenato negli spettatori inermi del mondo, la reazione più istintiva, più imperfettamente umana: quella di cercare per forza chi, tra le due parti coinvolte, sia realmente il “cattivo” della storia. Ed ecco che gli articoli di approfondimento delle fonti più autorevoli sono diventati uno strumento, non tanto per comprendere i meccanismi latenti al conflitto (le cui radici sono ben lontane nel tempo), quanto più per capire da quale parte schierarsi. A quale delle due parti mandare il proprio sostegno con una Instagram story a sfondo nero. Quale bandiera scegliere per il proprio tweet.
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Guerra Israele reazioni social degli influencer: il silenzio è la scelta migliore, ma in pochi lo capiscono
Di fronte al dramma della guerra, come già successo in precedenza con il conflitto in Ucraina, il rumore dei social si alza, l’attenzione si catalizza e l’inutile polemica trova terreno fertile. Con maniacale cadenza ogni qualvolta il dibattito social si focalizza su un determinato tema, il pubblico inizia a pretendere che i propri influencer/beniamini impugnino il proprio smartphone e rispondano tempestivamente alla chiamata social alle armi – che sia con una story o un tweet -, anche quando l’hot topic esula di gran lunga la loro area di competenza. È successo in queste ore a Chiara Ferragni che, di fronte alla guerra in Israele, ha scelto il silenzio social scatenando l’indignazione dei detrattori; una reazione di buon senso, dettata dalla consapevolezza dell’imprenditrice che per temi di tale portata – che esulano il suo settore – è doveroso rivolgere la propria attenzione a fonti autorevoli.
Una scelta diversa, invece, è stata fatta da Kylie Jenner che ha deciso di dare sui social il proprio sostegno a Israele provocando la medesima reazione ricevuta dalla Ferragni: l’imprenditrice americana è stata costretta a cancellare il post a causa dei numerosi commenti che la accusavano di mancata coerenza. La influencer infatti ha creato la propria immagine, dentro e fuori dai social, concentrando la propria competenza nell’ambito fashion e beauty – e non di certo su temi socio-politici. Diversa ancora la non-reazione degli utenti al post di Kim Kardashian, la quale ha condiviso il proprio dolore per le vittime del conflitto – scegliendo però di negare il contraddittorio al web, disattivando la sezione commenti. La scelta della capostipite del clan è però coerente con la volontà, più volte palesata, di spostare la propria area di competenza verso i temi sociali e verso la sua professione di avvocato.
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Guerra in Isreale reazioni influencer sui social: è sempre tutta una questione di coerenza
Tre esempi di reazioni diverse di fronte ad un tema che esula di gran lunga i settori di competenza delle dirette interessate, ma che hanno ricevuto il medesimo riscontro in termini di reazione: il web non accetta il silenzio, ma è pronta a condannare il sostengo di circostanza in un’oscillazione continua, prigioniera dell’eterna contraddizione. Un comportamento dilaniato dall’instabilità, quello degli utenti nei confronti degli influencer, da cui pretendono una reazione – probabilmente in forza del loro status di modelli ideali a cui ambire – anche di fronte ad argomenti di cui non sono, appunto, dei leader – anche a costo di disintegrare la coerenza della propria immagine. Di fronte al caos e alla disinformazione dilagante, però, il silenzio diventa uno strumento prezioso – proprio perché raro. Restare coerenti con se stessi ed evitare di parlare quando si è sufficientemente informati, resta sempre la scelta migliore da fare. Una scelta che, ad oggi, il pubblico dei social non sembra essere ancora pronto ad accogliere, ma che agli occhi dei più attenti risulta di gran lunga più importante di una banale Instagram story.