Kimono, fuori il suo nuovo singolo “In ostaggio”: l’intervista esclusiva
Abbiamo intervistato Sofia Tornambene, in arte Kimono, che ci ha presentato il suo nuovo singolo "In ostaggio" e alcuni progetti in cantiere
Sofia Tornambene, il cui nome d’arte è Kimono, si è raccontata ai nostri microfoni in occasione dell’uscita del suo nuovo singolo “In ostaggio”, disponibile da oggi in digitale e in radio a partire dal 6 ottobre. Dopo la vittoria a X Factor, nel 2019, Sofia ha visto il suo sogno iniziare a prendere forma, anche se poi è arrivata la pandemia a metterlo momentaneamente in pausa. Un periodo fatto di cambiamenti e avversità che però ha rappresentato per la cantante un’importante fase di crescita interiore che le ha permesso di trasformarsi nell’artista che è oggi. Tra pochi giorni Kimono vivrà un’emozione unica, prenderà infatti parte come finalista a “New York Canta”, il festival della musica italiana a New York, e vedrà per la prima volta quella città che sognava di visitare fin da bambina.
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Kimono intervista: “Spero che tutti possano riconoscersi nella mia musica”
Ciao Sofia, nel 2019 hai vinto la 13esima edizione di X Factor. Che cosa ha significato per te quella vittoria e come ha cambiato la tua vita?
La mia vita è cambiata radicalmente. Per me X Factor è stata un’esperienza di crescita che si è rivelata un trampolino di lancio. Dopo X Factor mi sono trasferita a Milano, mi sono buttata a capofitto sulla musica ma poi è arrivato il Covid. A Milano ho conosciuto Maestro, il mio attuale producer e collaboratore, con il quale mi sono subito trovata in sintonia. Abbiamo iniziato a lavorare insieme e mi ha accolta in una casa di artisti dove ho avuto la fortuna di trovare ragazzi che fanno musica e con loro ho condiviso il mio sogno. Trovare qualcuno che avesse le mie passioni e miei obiettivi è stato bellissimo, anche se è stato un periodo difficile: la distanza dalla famiglia, il Covid e in più dovevo finire la scuola. Ho fatto un grande percorso di crescita interiore che consiglio a tutti di fare perché per me il successo è imparare ad amare te stesso e imparare ad ascoltarti. Tramite il mio singolo “Tempesta”, ho buttato fuori tutto quello che ho vissuto in quel periodo, attacchi di panico compresi. Per me, infatti, la musica è proprio un modo di condividere.
Il tuo nome d’arte è “Kimono”, so che deriva dal tuo amore per il karate. Come mai hai deciso di proiettare questa tua altra passione sulla musica? C’è un filo conduttore che le unisce?
Sì esatto, il mio nome d’arte parte da questa mia grande passione, il karate, che ormai pratico da sei anni e poi si è evoluto. “Kimono”, infatti, vuol dire “cosa da indossare” e spero che la mia musica sia quel vestito in cui tutti possano riconoscersi.
Dal oggi è disponibile in digitale il tuo nuovo brano, “In ostaggio”, che si potrà ascoltare anche in radio dal 6 ottobre. Qual è il significato del titolo e quali sono le tematiche che affronti?
“In ostaggio” è un brano che parte da un momento di malessere. Ci tengo sempre a osservare la sofferenza piscologica, in questo caso correlata alle relazioni. Sembra che parli di una relazione tormentata e da un certo punto di vista è così, ma si tratta di una relazione con la nostra mente che a volte ci tiene in ostaggio e non ci fa vivere la realtà a pieno. Il brano poi si va ad ampliare con la tematica della relazione di coppia che dovrebbe servire a farci crescere ma quando è una situazione distorta non va bene. Addirittura si può arrivare in uno stato in cui la persona “in ostaggio” arriva a giustificare il suo “rapitore”.
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Nel brano, infatti, citi la Sindrome di Stoccolma. Pensi che sia peggio essere prigionieri della propria mente o di un’altra persona?
Sicuramente delle propria mente perché è importante essere lucidi per accorgersi della situazione che si sta vivendo. Tutto parte dalla nostra mente.
Si tratta di una canzone autobiografica?
Dal punto di vista della mente sì, perché penso che tutti a volte si sentano in ostaggio dei propri pensieri. È un qualcosa su cui si può lavorare e infatti spero di poter aiutare qualcuno con questo brano.
Se dovessi scegliere un messaggio da mandare alle persone attraverso il tuo nuovo singolo, quale sarebbe?
Sicuramente vorrei ricordare loro che non sono sole, che ognuno di noi vive le stesse cose anche se in situazioni differenti, che nessuno è sbagliato e che è normale avere dei momenti di difficoltà.
Sofia inoltre sei una delle vincitrici di “New York Canta”, il Festival della Musica italiana di New York. Per l’occasione volerai nella Grande Mela per disputare la finale di domenica 8 ottobre dove presenterai per la prima volta live “In ostaggio”. Che emozioni stai provando? E cosa significa per te essere finalista di un festival così importante?
Sono molto emozionata, andare a New York è uno dei sogni che ho sin da piccola. Non ho mai cantato oltreoceano e portare la mia musica in un altro luogo sarà incredibile, poi io sono una persona molto curiosa e aperta ad altre culture.
Ti piacerebbe poter fare musica anche all’estero?
Assolutamente sì. Non mi do limiti di lingua, mi piacerebbe un giorno fare una canzone anche in inglese o spagnolo. La musica è totale espressione di noi stessi.
Pensando a un’ipotetica collaborazione con un artista italiano o straniero, chi sceglieresti?
Una della mie collaborazioni dei sogni sarebbe con Jacob Collier, un artista inglese un po’ fuori di testa e polistrumentista. È uno dei miei idoli.
Per quanto riguarda invece il tuo futuro, quali sono gli obiettivi che ti sei prefissata? Hai dei progetti in mente che puoi raccontarci?
Al momento non posso dire molto, però sto già lavorando a un progetto acustico, ho un po’ di brani che mi piacerebbe portare in un contesto un po’ più intimo che possa a mettermi più a nudo con il pubblico.
Foto: Ufficio stampa