Mirco Realdini: “Una voce per l’Europa? Condurre questa edizione è un grande onore”
Mirco Realdini, tra i personaggi di punta delle produzioni di intrattenimento del gruppo 7 Gold, condurrà la 55esima edizione di "Una voce per l'Europa"
Conduttore, autore e produttore radiotelevisivo. Mirco Realdini, nato a Bologna il 30 ottobre 1976, è la dimostrazione che con tenacia e passione i sogni possono trasformarsi in realtà. Perché, in fin dei conti, sono proprio i sogni che ci spingono ad andare avanti, a migliorarci e a superare i nostri limiti. “Se ce la fanno gli altri perché non ce la posso fare anche io?”, è questa la domanda che nel corso degli anni Mirco ripeteva tra sé e sé mentre, passo dopo passo, diventava uno dei conduttori più amati del gruppo 7 Gold. Oggi Realdini vanta più di venticinque anni di carriera alle spalle, frutto di una lunga gavetta che gli ha insegnato i segreti del mestiere. Dal ruolo di inviato per la trasmissione di Rete 8 VGA, “Ballando e Cantando con Marchetti”, alla conduzione del suo primo programma, “Caffé con vista”, Mirco ne ha fatta di strada e ora si prepara per una nuova ed entusiasmante avventura che lo vedrà al timone della 55esima edizione di “Una voce per l’Europa”, che si inserisce all’interno della rassegna musicale “RiM” (Rimini in Musica).
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Mirco Realdini intervista: “Ogni giorno c’è qualcosa da imparare”
Ciao Mirco, da dove nasce la tua passione per il mondo della televisione e dello spettacolo? E quando hai capito che avresti potuto trasformarla in un lavoro?
La mia passione nasce da piccolissimo. Ricordo ancora che quando avevo 7 anni, io e la mia famiglia dovevamo assistere a una trasmissione televisiva, si trattava di un game, ma poi ci chiamarono dicendoci che non potevamo più andarci perché era saltata la puntata. Io ci rimasi talmente male che dissi: “Un giorno la televisione la farò io”. E così è andata! Crescendo ho coltivato questa passione, anche grazie a mio cugino che lavorava come giornalista a 7 Gold. Andavo spesso a vederlo e così ho iniziato a collaborare anche io come inviato. Poi pian piano mi sono inserito finché mi hanno proposto di fare un programma e sono partito.
Qual è stata la tua prima esperienza nel settore?
La prima esperienza vera è propria è stata con “Caffè con vista”, il mio primo programma, che dura da diversi anni. Sono 14 anni che lo conduco – non ogni anno – ma comunque ha un seguito di persone molto affezionate. Si tratta di un contenitore di interviste dove io faccio domande a personaggi dello spettacolo e della musica, relative alla loro carriera.
Leggendo un po’ la tua storia, sono rimasta colpita da un aneddoto ovvero che tu nel ’98 inviasti una lettera a Maurizio Costanzo e poi lui ti invitò al “Maurizio Costanzo Show”. Ci racconti un po’ di questa esperienza?
Gli scrissi una lettera in cui gli dicevo che mi sarebbe piaciuto entrare nel mondo dello spettacolo attraverso la tv, come inviato o opinionista. A quel punto Costanzo si incuriosì e mi chiamò lui personalmente dicendomi che aveva letto la mia lettera e voleva invitarmi nel suo programma. Era il 23 giugno del 1998, lo ricordo ancora come se fosse ieri. C’erano i mondiali e per arrivare al Parioli dovetti fare i miracoli. Quando arrivai, per attirare l’attenzione del pubblico mi inventai un ballo molto particolare sulla canzone di Orietta Berti “Fin che la barca va”, puoi immaginare…qualcosa di osceno (ride). Ma fu molto divertente, tanto che mi chiesero il bis!
Foto: Ufficio stampa
Lavorare in questo mondo dall’esterno sembra un sogno. Quale credi però che sia la parte più difficile o “faticosa” che il pubblico non vede?
Sicuramente la preparazione del programma. Devo studiare tutto sui personaggi, prima di intervistarli mi informo su ogni aspetto della loro carriera, perché non mi piace arrivare impreparato. Per il resto viene tutto naturale, non ho paura delle telecamere, anzi mi sento totalmente a mio agio. Credo sia un qualcosa di innato. Pensa che ho più paura a parlare di fronte a dieci miei amici che a una platea di un teatro o in televisione!
Mirco hai già superato il traguardo dei venticinque anni di carriera, puoi farci un bilancio?
Questi venticinque anni sono stati tutti in salita. Ho iniziato davvero dal nulla, dall’aiutare nelle mansioni più banali fino ad arrivare a condurre un programma tutto mio. Mi andavo a cercare gli sponsor da solo per far si di poter avere personaggi sempre più importanti e uno studio sempre più bello. Mi sento cresciuto proprio a livello di esperienza di fronte alla telecamera, mi riesco a coordinare anche quando in studio non è tutto perfetto. E i fan che ho sono gli stessi di quando ho iniziato, tante persone si sono affezionate a me.
C’è un sogno che ancora non hai realizzato?
Il mio sogno sarebbe quello di condurre “Una voce per San Marino”, un festival che si fa da due anni e che proclama colui che rappresenterà San Marino all’Eurovision. È dalla prima edizione che faccio l’inviato speciale per 7 Gold e mi piace molto come è organizzato.
Grazie a format come “Un caffè con vista”, tra l’altro ideato da te, hai avuto la possibilità di intervistare moltissimi personaggi dello spettacolo. Ce n’è uno che ti ha colpito più degli altri?
Sicuramente Angela Brambati dei “Ricchi e Poveri” perché con lei è nata anche una bellissima amicizia. L’ho intervistata quando facevo “Caffé con vista” alla radio, mi invitò nel suo agriturismo dove fece una bellissima festa country e io l’aiutai. Facemmo addirittura venire la “Vita in diretta” che al tempo conduceva la Parodi. Angela è stata davvero una bella scoperta perché da ospite della mia trasmissione si è rivelata anche una grande amica.
Mirco Realdini e Angela Brambati – Foto: Instagram @mircorealdini
C’è un conduttore in particolare a cui ti ispiri?
Sì certo, Carlo Conti. Mi piacciono molto la sua compostezza, la sua precisione, il suo modo di stare davanti alla telecamera. Cerco di imitarlo tanto perché credo che lui sia un conduttore a tutti gli effetti, a mio parere il più bravo tra quelli italiani.
In questi anni hai fatto esperienze che, come dicevo prima non, comprendono solo la conduzione, ma anche la produzione e la parte autoriale. Quanto credi che sia importante fare la cosiddetta “gavetta” in un mondo in cui si vuole tutto e subito?
La gavetta è fondamentale. Non può assolutamente mancare perché ti insegna tutto. Io di gavetta ne ho fatta tanta, ho sempre affiancato conduttori di 7 Gold che mi hanno insegnato il mestiere. C’è davvero tantissimo da imparare, tutti i giorni. Ogni volta che conduco un nuovo format è una nuova esperienza che si aggiunge al mio bagaglio, differente da tutte quelle che avevo fatto prima.
Pensi che il lavoro del conduttore necessiti più gavetta rispetto ad altri mestieri?
Secondo me sì, perché devi imparare a stare davanti alla telecamera. Sei sei impaurito e inibito è finita. Se invece capisci subito come rompere il ghiaccio hai già fatto un grosso passo in avanti. Da quel momento in poi viene tutto il resto: devi imparare come porti, a parlare in modo adeguato e soprattutto a non lasciare spazi vuoti, che in televisione non devono mai esserci.
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Mirco Realdini Una voce per l’Europa: “Ce la metterò tutta”
Tra qualche settimana ti aspetta una nuova avventura, sarai infatti al timone della 55esima edizione di “Una voce per l’Europa” che si terrà a Rimini il 30 e 31 agosto e l’1 settembre. Quali sono le emozioni e cosa ti aspetti da questa esperienza?
Sono contentissimo che Denny Montesi della Mediaevolution e Graziano Tittarelli della Nove Eventi mi abbiano voluto, sono due persone deliziose che credono molto in me. È un grande onore e un grande privilegio perché 26 edizioni di questa manifestazione sono state condotte da Pippo Baudo. È la prima volta che conduco un festival, ma io amo la musica e quindi mi ci sto buttando a capofitto, ho già studiato tutto nei minimi dettagli. Insomma, ce la metterò tutta!
“Una voce per l’Europa” vedrà 48 nuove promesse della canzone cimentarsi con brani in lingua italiana o straniera per far scoprire il loro talento. Secondo te cos’è il talento e come si fa a riconoscerlo?
In questo caso penso che il talento si riconosca prima di tutto dalla voce, dal timbro vocale e poi anche dal saper stare sul palco. Importantissima sarà la canzone che deve essere orecchiabile, ma anche il modo di vestire che per me non deve passare in secondo piano, considerando l’importanza di questo festival.
Dopo “Una voce per l’Europa” hai altri progetti in vista di cui puoi parlarci?
Ci sono dei progetti, ma sono un po’ scaramantico quindi preferisco non parlarne ora. Posso dire che ci sono delle cose in cantiere che sicuramente con l’anno nuovo si sapranno.
Prima di lasciarci ti chiedo di dare un consiglio ai giovani che sognano di lavorare nel mondo dello spettacolo e che magari non hanno idea di come partire…
Il consiglio che do è di credere in loro stessi perché solo così gli altri potranno crederci a loro volta. Inoltre, non deve mancare la passione perché è proprio lei che ti spinge ad andare avanti. Io non ho mai mollato: anche se ho avuto quaranta porte in faccia, ne ho aperte poi cinquanta!
Foto: Ufficio stampa