Taormina Film Fest, Zoe Saldana “lancia” il marito italiano Marco Perego al debutto in regia
Zoe Saldana al Taormina Film Festival per la prima di “The absence of Eden” di cui è protagonista, film diretto dall'artista visuale di origini italiane Marco Perego, marito della diva
Zoe Saldana incanta Taormina in occasione della 69esima edizione del Taormina Film Festival. Per lei quella di venerdì sera è stata una serata molto speciale in Sicilia visto che è la protagonista di un film indipendente impegnato che affronta una tematica a lei molto cara, quella dell’immigrazione clandestina dei latinoamericani verso gli Stati Uniti per cercare fortuna. Immigrazione che spesso porta donne e bambini a subire violenze fisiche e psicologiche, a finire in mano a veri e propri commercianti di schiavi e in molti casi persino alla morte.
l film si intitola The absence of Eden ed è stato prodotto, tra gli altri, da Martin Scorsese. A dirigerlo, al debutto come regista, l’artista visuale di origini italiane Marco Perego, che è anche il marito di Zoe Saldana. Nasce così un connubio anche artistico tra lei e il compagno, che ha sposato nel 2013, in questo progetto cinematografico che ha ricevuto il plauso sincero e appassionato di Barrett Wissman, direttore esecutivo del Festival di Taormina, imprenditore, filantropo e pianista concertista, nonché presidente di IMG Artists, società leader a livello mondiale nel settore delle arti dello spettacolo e della cultura.
Sul blue carpet di Taormina, Zoe si è detta emozionata e, parlando in italiano, ha spiegato: “Marco, ovviamente, per me è una persona molto speciale, è mio marito, ed oggi è un momento importante visto che siamo alla premiere del suo primo film da regista. Ci ha lavorato duramente per due anni per realizzare il film e oggi poterlo mostrare al Festival di Taormina, in Sicilia, in Italia, per lui che è italiano significa molto”.
LEGGI ANCHE > Bad Bunny sarà il protagonista dello spin off di Spider-Man: di cosa parlerà?
Zoe è stata una pioniera per le donne e le persone di colore a Hollywood, abbattendo le barriere e sostenendo una maggiore diversità e rappresentanza, per questo il Time l’ha inserita tra le 100 persone più influenti del 2023. “Non ha paura di parlare di ciò in cui crede e usa la sua piattaforma per avere un impatto positivo. E non dimentichiamo il suo senso della moda, che la rende anche un’icona di stile”, scrive il Time nelle sue motivazioni.
Ma lei mantiene il profilo basso: “Io voglio lavorare come attrice, voglio solo lavorare, e aspetterò sempre che mio marito nelle vesti di regista possa scegliermi per dirigermi in un film”. Classe 1978, Zoe Saldana è nota al grande per aver interpretato Neytiri nel franchise di Avatar; Gamora, nei film dei Guardiani della Galassia, del Marvel Cinematic Universe; Nyota Uhura nei film del franchise di Star Trek della Kelvin Timeline. In “The absence of Eden” la vediamo, invece, impegnata in una prova attoriale drammatica di grande respiro e forte carica empatica.
Zoe stessa ha spiegato sul palco del Teatro Antico di Taormina a margine della proiezione che per quanto la riguarda il valore del film è anche personale visto che lei stessa rappresenta la prima generazione di latini negli Stati Uniti figli di immigrati e suo marito Marco è, appunto, un italiano che vive negli Stati Uniti.
LEGGI ANCHE > Tutte le notizie sul cinema di Rumors.it
Foto: Rumors.it/Filippo Piervittori
Zoe Saldana The Absence of Eden: la trama del film
The Absence of Eden di Marco Perego racconta la vicenda personale di Esmeralda (Zoe Saldana), una giovane donna costretta a scappare dal Messico perché presa di mira da un potente cartello. Dalla sofferta decisione di abbandonare la propria casa per fuggire, alle brutalità e alle sfide – anche fisiche – alla quale vengono sottoposti coloro che cercano di attraversare il confine con gli Stati Uniti in maniera illegale, il film traspone in maniera cruda eppure poetica – d’altronde, Marco Perego è un artista visuale – il viaggio reale e psicologico che le persone che decidono di emigrare devono affrontare. E non finisce qui, perché il peggio – forse – arriva dopo. Anche i più fortunati che riescono nell’impresa di superare il confine scopriranno con amarezza e disillusione che ad attenderli dall’altra parte non c’è altro che una nuova vita uguale alla precedente, fatta di illegalità, violenze e soprusi.
Parallelamente alla vicenda di Esmeralda si sviluppa quella di Shipp (Garrett Hedlund), un membro del corpo speciale della polizia ICE, incaricato di “dare la caccia” ai clandestini. Le loro strade si incroceranno soltanto alla fine, facendo emergere in Shipp rimorsi maturati nel corso di tutta la pellicola, legati al suo lavoro e scaturiti anche dall’incontro con una donna alla quale è costretto a dire addio. Il finale è amaro, drastico, forse fin troppo asciutto: di quelli che lasciano con l’amaro in bocca. La morale è che non esiste nessuna nuova vita, nessun sogno americano, nessuna speranza. Soltanto un ciclo infinito di sofferenza, impresso nelle parole finali del collega di Shipp: “Ricordati, loro non sono un nostro problema“.