Lady Gaga ha investito tutte le sue energie nel vestire i panni di Patrizia Reggiani in House of Gucci. La cantante e attrice trentacinquenne ha infatti portato il livello interpretativo ad alti livelli, entrando profondamente nella parte di Lady Gucci, anche al di fuori del set. Ma la sua devozione per il personaggio, anche tra un ciak e l’altro, non ha risparmiato difficoltà alla camaleontica popstar, portandola ad avere la necessità di un’infermiera psichiatrica sempre al suo fianco durante le riprese del film.
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Per riuscire a ritrarre al meglio la caotica vita della Reggiani, moglie e presunta mandante dell’omicidio di Maurizio Gucci, impregnata di segreti ed oscurità, Lady Gaga ha lavorato sui suoi traumi del passato, ripercorrendo l’esperienza dello stupro subito a 19 anni per mano di un produttore musicale ed incanalandone le emozioni nel controverso, ma allo stesso tempo umano, personaggio di Patrizia Reggiani. Un lavoro difficile e pericoloso, al quale molti attori si sottopongono nella loro carriera se vogliono ambire ad obiettivi importanti.
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“Ho pensato che sarebbe stato più sicuro per me”, dice riferendosi al supporto psicologico della psichiatra. “Ero perennemente Patrizia. Parlavo continuamente con il suo accento, anche se mi riferivo a cose non inerenti al film. Stavo comunque vivendo la mia vita, ma semplicemente la vivevo con i suoi occhi, come se la stesse vivendo lei”, dice nell’intervista rilasciata a Variety. In virtù della sua esperienza, ha inoltre lancia un importante messaggio per la prevenzione al suicidio, invitando le persone a chiedere aiuto in caso di problemi legati alla salute mentale.
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Lady Gaga film: le difficoltà di un ruolo complesso
“Credo che nessun attore debba mai spingersi oltre quel limite“. Gaga esterna le sue preoccupazioni sul tema, da sempre particolarmente importante nella sua vita. Studiare la vita del personaggio, entrare nella sua psicologia, pensare con la sua testa per cercare di interpretarlo nel modo più umano possibile. Facendo ciò, Lady Gaga non ha potuto fare a meno di portare con sé le oscurità della vita di Patrizia Reggiani a casa. “Nel corso della mia carriera ho creato opere d’arte piuttosto estreme. Le cose alle quali ho sottoposto il mio corpo e la mia mente. È come se sentissi una noce di tristezza nel mio stomaco mentre te ne parlo. Non so perché io sia fatta così”.