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La figlia di Paolo Villaggio: “Mio padre di giorno faceva l’impiegato, ma era un assenteista”

Elisabetta Villaggio in occasione dell’uscita del suo nuovo libro, dedicato al famoso attore, racconta alcuni aneddoti inediti e privati del padre

di Redazione Rumors.it | 9 Ottobre 2021
Foto: Ufficio Stampa

In occasione dell’uscita del suo nuovo libro Fantozzi dietro le quinte – Oltre la maschera. La vita (vera) di Paolo Villaggio, sua figlia Elisabetta ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera dove ha ricordato quel padre “sui generis” scomparso il 3 luglio del 2017. Sicuramente una figura ingombrante, soprattutto per una bambina: “per un lungo periodo ho detestato i fotografi che ci invadevano casa”.

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Elisabetta Villaggio, regista e scrittrice, non ha mai voluto essere considerata come “una figlia di” e poco ama la notorietà, specialmente da piccola. Ricorda come quando nel ’68 la famiglia si è trasferita da Genova a Roma e i paparazzi hanno cominciato a perseguitarli e la gente lo fermava di continuo per chiedere autografi, baci, abbracci. Soltanto in vacanza riusciva a rilassarsi. Dopo per lei le cose sono cambiate ed è fiera di essere la figlia di un uomo in grado di creare tanti personaggi che rimarranno per sempre nella mente della gente e che è riuscito a rappresentare così bene dei tipi umani.

Paolo Villaggio figlio

©roma press/lapresse
Nella foto: Paolo Villaggio nei panni del ragionier Ugo Fantozzi

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Il ritratto che Elisabetta fa emergere è quello di un uomo molto speciale, mai banale che appena sposato di giorno faceva l’impiegato ma che ha sempre sognato il mondo dello spettacolo, infatti lei e il fratello lo aspettavano fuori dai locali quando faceva il cabaret: “Però era un assenteista, la sera tirava tardi, gli piaceva stare in compagnia. Una volta avevo avuto la febbre e non ero andata a scuola e mi aveva colpito che anche lui fosse a casa e che dormisse fino a tardi».

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Paolo Villaggio figlia: il romanzo dedicato al racconto del padre

I suoi amici lo definivano affettuosamente “cialtrone” capitava di non presentarsi agli appuntamenti, amava mangiare, nonostante il diabete non ha mai rinunciato alla buona cucina: “con il cibo era incontrollabile”. Inoltre era felice di ritrovarsi con i vecchi amici come De Andrè: “Quando veniva a Roma stava a casa nostra. Ricordo le sere a cantare Carlo Martello e La canzone di Marinella”. “Sai che ho sempre pensato di essere matto? Da quando sono nato”. Questa frase è l’ultimo ricordo che Elisabetta ha del padre in ospedale, frase da cui è rimasta molto colpita perché “con la sua follia, invece, era riuscito a tirar fuori personaggi che hanno fatto ridere tutti”. Quando le viene chiesto se si sono mai detti ti voglio bene risponde: “Eh, su queste cose prevaleva il pudore… Però, forse, nell’ultimissimo periodo ce lo siamo detti”.