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Nino D’Angelo, il vero motivo della sua fuga da Napoli: “Eravamo in pericolo”

Il cantante ha finalmente svelato il mistero che si cela dietro la sua fuga a Roma nell’anno del successo dopo la partecipazione al Festival di Sanremo

di giuseppe | 23 Settembre 2021
Foto: Youtube

Nino D’Angelo è stato minacciato dalla camorra. È questa la sconvolgente verità che l’artista ha raccontato durante un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. Il cantante neomelodico, ormai sessantaquattrenne, sulla scia del successo giunto grazie alla prima partecipazione al Festival di Sanremo del 1986, dovette gestire i soprusi della criminalità organizzata.

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Le iniziali minacce e le telefonate minatorie preoccuparono il cantante e la sua famiglia, ma la goccia che fece traboccare il vaso fu ben più grave: i camorristi arrivarono anche a sparare ben due volte sulla casa di D’Angelo, penetrando con un proiettile la parete della cameretta di uno dei suoi figli, Vincenzo. A quel punto, racimolati i propri averi la famiglia decise letteralmente di scappare a Roma, alimentando moltissime critiche da parte del popolo partenopeo.

Foto: Youtube

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Nino D’Angelo oggi: l’intervista che rivela la verità

Il cantante non si era mai pronunciato al riguardo. Finalmente però, dopo più di trent’anni, è venuta alla luce la reale motivazione di questo abbandono che costò moltissimo anche a lui, dal momento che ama immensamente la sua città e i suoi abitanti, i suoi primi veri sostenitori. Con estremo rammarico, D’Angelo ha raccontato anche di quanto Napoli e in particolare il suo quartiere di origine non sia cambiato. Come ha avuto modo di constatare durante le sue visite, la gente ha sempre negli occhi la paura ma anche l’orgoglio nei confronti di chi, come lui, è riuscito a farcela senza nessun aiuto.

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Il racconto del cantante quindi, è proseguito con alcuni dettagli della sua infanzia: dalla malattia del padre che lo costrinse ad abbandonare gli studi, al matrimonio con la moglie appena quindicenne con cui aveva organizzato la romantica fuitina. Ancora il ricordo di Maradona, la cui umiltà d’animo si accompagnava ad una bravura nel calcio fuori dal comune e l’aneddoto di Miles Davis, il quale si racconta avrebbe chiesto ad un tassista palermitano di accompagnarlo subito a comprare i dischi del cantante, dopo averlo ascoltato in macchina durante la tratta verso l’hotel.