La puntata del Grande Fratello Vip andata in onda lunedì sera si è aperta con un po’ di clamore: quando le telecamere hanno inquadrato i concorrenti della Casa, immediatamente è saltata all’occhio una figura velata e vestita di nero. Era Jo Squillo, probabilmente mossa da un intento di attivismo e sensibilizzazione. Forse lo stesso che nella seconda puntata le aveva fatto varcare la porta rossa con una bandiera arcobaleno, simbolo della comunità LGBTQ+.
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Indossare il niqab – e non il burqa, come definito da Signorini – in prima serata su Canale 5 poteva essere un modo per attirare l’attenzione su un tema quanto mai attuale, come la limitazione dei diritti delle donne portata avanti dai Talebani dopo la riconquista dell’Afghanistan. E Jo Squillo, in effetti, sembrava essere partita con ogni buona intenzione: “Anche in un momento di gioia e di leggerezza”, ha spiegato la Squillo, “è chiaro che noi donne – e anche gli uomini – non possiamo dimenticare e creare degli atti di solidarietà per le sorelle di Kabul“.
Foto: Ufficio Stampa Endemol Shine
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Un messaggio accolto con un applauso del pubblico e di tutti i concorrenti, accompagnato da un “Brava!” di Alfonso Signorini, conduttore del reality. Fino a qui, tutto bene: la bontà dell’iniziativa pareva essere salva. Se non fosse che qualche minuto dopo Signorini ha ripreso la parola per chiedere a Jo Squillo di tornare nelle sue vesti, ché proprio “non ti posso vedere così per tutta la puntata, mi fai impressione”. Fine della mascherata e del momento carnevalesco, la showgirl poteva finalmente svelare il suo abito scintillante. “Proprio non capisco come fanno a tenerlo sempre”, ha esclamato lei, tra risolini diffusi.
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Il web a quel punto è insorto, criticando duramente il teatrino messo in scena e privato, con queste ultime esternazioni, di qualsiasi valore di solidarietà e attivismo. “Jo Squillo con il niqab è soltanto fuori luogo”, ha scritto un utente su Twitter, “non è una regina, non è un’icona, è solo irrispettosa. Non è altro che un gesto autocelebrativo, volto a esaltare la sua persona e di certo non a sostenere la causa”. Non è infatti scimmiottando le tradizioni di un’altra cultura, pur se oppressive, che si dimostra vicinanza ad altre donne in difficoltà. Non è utilizzando un simbolo come travestimento, che si mandano messaggi efficaci e solidali. Quei pochi minuti andati in onda ieri sera ci hanno insegnato, forse, solo una cosa: che la televisione italiana non è pronta per affrontare con serietà determinati argomenti, che finiranno sempre, loro malgrado, per essere banalizzati, decontestualizzati e privati di ogni significato.
Foto: Ufficio Stampa Endemol Shine
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