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Matteo Cambi: il “Guru” di Valvola Fashion racconta il suo nuovo progetto

L’imprenditore parla a Rumors.it del suo nuovo progetto nel mondo della moda Oggi siamo in compagnia di Matteo Cambi, che dopo il grande riconoscimento ottenuto nei primi anni 2000 con il brand Guru, è tornato nel settore della moda con un progetto che si preannuncia già un altro grande successo: Valvola Fashion. Una nuova sfida per […]

di Redazione di Rumors.it | 13 Aprile 2021
Ufficio Stampa

L’imprenditore parla a Rumors.it del suo nuovo progetto nel mondo della moda

Oggi siamo in compagnia di Matteo Cambi, che dopo il grande riconoscimento ottenuto nei primi anni 2000 con il brand Guru, è tornato nel settore della moda con un progetto che si preannuncia già un altro grande successo: Valvola Fashion. Una nuova sfida per l’imprenditore che unisce sempre passione e continua documentazione, Ma entriamo subito nel merito lasciando a Matteo la parola…

Ciao Matteo, entriamo subito nel vivo, vuoi parlarci del progetto con il brand Valvola Fashion?

Grazie per la presentazione, sono molto contento di incontrarvi. Ripartiamo dalla presentazione e comincio invertendo subito gli aggettivi, infatti trovo meglio definire Valvola “un grande progetto”, che si preannuncia “di successo”. Lo dico non per scaramanzia, quanto per riconoscere la storia della sua genesi, i valori e la filosofia che la guidano e di cui mi sono innamorato sin da subito. Dal mio punto di vista, personalmente, lo considero già a suo modo un “successo”. Quando ho conosciuto Valvola, ho trovato un team di persone talmente innovative e coinvolgenti, ed un modo di voler concepire un brand fashion talmente fuori-schema che ho avuto subito desiderio di condividerne l’idea. Era fine 2018, se ci penso è passato pochissimo tempo, ma la densità di cose che sono successe in questi due anni, fanno sembrare che ne sia trascorso molto di più. Valvola oggi si esprime già in collezioni, una struttura in forte consolidamento, un ufficio stile molto importante, e circa 140 punti vendita tra Italia e primi approcci sul mercato estero, con presenza in Giappone, Spagna, Austria, Ucraina, Cipro, Emirati e Portogallo.

Dopo un primo passaggio con piccoli box capsule “al pronto” presentati per stagioni in corso, ora Valvola è già entrata nel ciclo produttivo classico della moda, presentando i campionari alla rete vendita nazionale ed internazionale anticipatamente di due stagioni. Cos’altro dire, credo che tra qualche anno possa essere considerato un nuovo “caso” da studiare, in quanto il modus operandi dall’esterno sembra il solito, mentre la gestione e le logiche di sviluppo assicuro essere totalmente innovative, a partire dal team, e dal fatto che Valvola era nato come uno spazio sperimentale di un’agenzia di innovazione e comunicazione, e non impostata come un’azione di brand fashion.

Poi il cambio di passo arrivato dalla sinergia con MoroPigatti Home, sicuramente ha dato quell’impulso stilistico, di ricerca e utilizzo di volumi/colori/elementi che poi ha agevolato la strutturazione commerciale necessaria per non far rimanere il progetto solamente una splendida idea concettuale. Diciamo, riassumendo, che in qualche stagione probabilmente è stato condensato il lavoro e l’evoluzione di un brand che porta in sé la consapevolezza di anni ed anni di mercato e di esperienza sul campo. Molti immaginano che sia la mia presenza a fare la differenza, ma vi assicuro che non è così, e questa è una grande soddisfazione personale.

Nel “dopo Guru” mi sono state proposte decine di idee, ma dove il focus era solo sfruttare la mia esperienza, senza la base di un vero progetto, mentre in Valvola ho trovato un’idea, un focus ed un team di persone con il quale abbiamo prima condiviso l’identità del brand e poi costruito una fiducia reciproca, solo infine si è parlato di prodotto. E questo, dopo le mie esperienze, e nell’epoca dei contenuti, fa tutta la differenza del mondo.

Matteo Cambi oggi

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“Contrasti forti, linee geometriche e grafiche innovative danno vita a un mood sporty molto attuale, dove sono i colori, vitaminici ed energici, ad essere protagonisti un’esplosione di vitalità tra fluo e color block”, com’è questo “ragazzo” del 2020, e quanto è diverso dal Matteo Cambi degli anni ’90?

Ma sai, essendo del ’77, per quanto io abbia rappresentato forse il caso imprenditoriale più giovane e anticipatorio del tempo, premetto che gli anni ’90 di cui posso parlare in questo senso sono quelli sul finire, dal ‘96 circa. Comunque, avendoli vissuti da adolescente, ed essendo nato in una famiglia operante nel settore moda, ricordo tutto molto bene, sin da prima di diventarne quel protagonista attivo con Guru, che poi ha innovato un processo concettuale e comunicativo vivo ancora oggi, proprio nel fashion branding. Parliamo di circa 30 anni e, come ogni cambio generazionale, seppur apparentemente le diversità siano più evidenti, c’è sempre poi qualcosa “che resta”, e forse è l’aspetto più interessante da valutare oggi, col senno di poi.

Nella moda per esempio, gli anni ‘90 sono stati caratterizzati dall’avvento delle marche (quelli che oggi chiamiamo brand). Aziende e marchi che poi sono diventati icone mondiali, vedi Moncler, oggi probabilmente uno dei marchi più prestigiosi e importanti del panorama mondiale. In quegli anni anche io ero molto attento alle mode, in quel tempo i ragazzi ci tenevano ad essere “perfetti”, come lo status e le tendenze richiedevano, ma “avevano tempo” per farlo. Questo anche oggi si ripete, con però una “velocità” comunicativa e di messaggi che ci ha portato tutti ad un consumo di contenuti che ha raggiunto livelli impressionanti. Grazie al web, e soprattutto ai social, siamo diventati come bulimici insaziabili di contenuti, che poi non sappiamo ancora bene come gestire, se non consumarne insaziabilmente, e questo imprime su tutto il sistema moda una frenesia pazzesca. Sicuramente sono cambiati i tempi e la contemporaneità, prima sicuramente c’era un ritmo più naturale e delle logiche produttive più cadenzate, che davano la sensazione di guidare il mercato attraverso le proprie collezioni, ed io stesso ho vissuto quell’influenza dei tanti brand del tempo. Oggi il processo è esattamente il contrario, sembra essere il mercato a dettare le leggi di qualsiasi natura: stilistica, gestionale, produttiva. Con i brand che arrancano a rincorrere un timing di consumo inafferrabile, attraverso collezioni che nascono in maniera quasi di sopravvivenza schizofrenica. Oggi infatti credo che il plus differenziante stia proprio nel riuscire a dedicare energie e tempo a costruire un’identità nel medio-lungo periodo, un messaggio evidente, chiaro, condivisibile, alimentandolo quotidianamente.

Il pezzo forte della collezione è la felpa, cosa la rende così iconica?

Tra le due versioni, girocollo e hoodies, il motivo è rappresentato benissimo dalla seconda (felpa con cappuccio e tasca a canguro), che ha di per sé un sacco di ingredienti che la rendono memorabile, e quindi iconica. La hoodies di Valvola secondo me è un capo che rappresenta proprio un estratto di moda contemporanea. A partire dalla costruzione attenta e ricercata del modello, che rende i volumi adatti ad un brand moderno, anche senza grafiche ed accessori è già attuale, considerabile la felpa “di oggi”. A questo poi, la ricerca dei colori, la grafica essenziale, e un’attenzione all’innesto di elementi ed accessori di ispirazione al mondo dell’outdoor (urban, street, technic-outdoor, ecc…) la rendono adattabile a quella dinamicità che ormai oggi è diventata necessaria. Con la felpa Valvola infatti puoi uscire la mattina e rientrare la sera, riuscendo a corrispondere alla maggior parte delle esigenze della giornata. Ha tutti i contenuti per poter sostenere diverse situazioni quotidiane, è comoda, sostiene l’abbinamento con un jeans e con un pantalone più elegante, è pratica, la fodera interna tecnica e gli altri elementi visibili la rendono ricercata e, seppur le collezioni siano pensate e immaginate per un pubblico giovanile di Millennials e GenZ, il mercato ci sta dicendo che ha preso un forte posizionamento anche sul target dei quarantenni, sia per accompagnarli nei momenti liberi dedicati alle proprie passioni, sia per le loro giornate lavorative, chiaramente dentro ad una dimensione “smart”.

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Date spazio anche ad altri indumenti e accessori?

Al momento il focus principale di Valvola, quello che traina le collezioni, è sul top wear (t-shirt/felpe/pile), con pantalone jogger in felpa aggiunto. Ci sono stati e ci saranno sempre altri elementi e accessori correlati, come i baseball-cap, i beanie, o accessori come borracce, ed in futuro chissà… ma saranno solo elementi di supporto alla composizione delle varie collezioni. Il DNA di Valvola è legato al mondo della felpa/t-shirt, per il quale l’ufficio stile incaricato, MoroPigatti Home, propone sempre un’espressione attuale, veloce, contemporanea, tecnica, e sempre un passo avanti con i tempi.

Per questo progetto hai collaborato con un gruppo di professionisti delle Marche, importante distretto imprenditoriale italiano, la provincia torna a essere quindi una fucina di talenti…

Sì assolutamente sì. Io stesso provengo dalla stessa estrazione, nato a Carpi e cresciuto poi a Parma, devo probabilmente tutto al fatto di essere partito da una realtà provinciale. La provincia ti fa crescere con una dimensione di fattibilità, in una realtà che dà la possibilità di costruire una rete di relazioni fitte. Se da un lato magari offre meno opportunità rispetto alla grande città, dall’altro lato vive di un modo fisiologico di fare rete, che è proprio della cultura del sentirsi parte di uno stesso sistema, con un senso di responsabilità molto alto, dato che nel fare bene o male, tutti dal giorno dopo ti guardano sapendo esattamente cosa stai facendo, e fidatevi, ho vissuto entrambi i lati dell’esperienza e posso assicurare che è così. Luce e ombra della stessa medaglia. E aggiungo anche che, in una città che si riesce a girare in bicicletta da quando si è piccoli, conoscendone tutte le vie e la maggior parte degli esercizi, forse permette una “mappatura” mentale che probabilmente è utile nel mappare i processi delle proprie idee.

Con il tuo marchio Guru avevi coinvolto calciatori e modelle, per Valvola Fashion hai in mente di chiamare in causa personalità dello showbiz, magari qualche influencer?

È paradossale ma la risposta è no. Seppur forse l’iniziatore degli influencer sia stato proprio io nei primi anni 2000 con Guru, Valvola sta facendo un’operazione opposta. Valvola esprime un significato molto bello, pulito, positivo, di credere nelle proprie passioni, nei propri talenti, del trovare il proprio modo di stare bene. Essendo un progetto nato da un’agenzia di innovazione e comunicazione, ho imparato io stesso che l’attività di branding deve poter essere coerente e congruente al messaggio che porta, per questo motivo, soprattutto in questa fase di startup, Valvola si avvale solo di amici che sposano questa filosofia, gestita quindi con grande tatto, dando visibilità ai veri amanti e appassionati del brand, in maniera totalmente controtendente alle logiche attuali. Ci sono poi in essere partnership attive, che sicuramente hanno portato, portano e porteranno grande visibilità e diffusione al brand, ma sempre perché a monte è condiviso un progetto comune.

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È il momento delle start up, imprese flessibili e dinamiche che hanno modi e tempi per cambiare e adeguarsi ai vari affari, quanto sono utili questi strumenti per il moderno business?

Direi che sono essenziali. Proprio grazie all’esperienza di Valvola mi sono avvicinato a questo mondo di cui tutti parlano, ma che se non vivi dall’interno non riesci minimamente a capire. Gli aspetti più visibili sono la velocità, la dinamicità, la capacità di orientamento e ri-orientamento, la strutturazione di progetti, la loro fattibilità e la capacità di mantenere un’identità precisa pur essendo disponibili a cambiare tutto intorno a sé, senza vivere quell’attaccamento insano alle proprie idee, che spesso ho visto essere il motivo principale dei fallimenti anche di grandi progetti e brand. Veramente incredibile, un approccio ed un’attitudine che dovrebbero insegnare nelle scuole.

Hai da sempre dimostrato di avere un grande talento imprenditoriale, quali sono le caratteristiche umane e professionali che fanno la differenze in questo settore?

Passione, sono oltre 20 anni che sono in questo settore e continua ad appassionarmi. Esperienza, formazione e visione, una miscela sulla quale continuo ad investire su me stesso. Oggi che ho chiuso le mie vicende ho una visione a lungo termine, a prescindere dal lato economico, che ho capito non può più essere concepito in maniera prioritaria come prima, perché questa miscela rende viva la mia persona, e il mio nuovo modo di comunicare. Sembrerà un paradosso, ma oggi posso dire consapevolmente che non faccio più scelte esclusivamente legate al business… ieri vedevo il lavoro come un ambito di lucro, oggi lo vedo come un ambito di sostenibilità dopo una forte gratificazione umana. Serve continuare a crederci, investendo tempo, energie personali, anche a titolo gratuito se serve, perché permette di rivivere il mondo, potersi aggiornare, soprattutto dopo avercela fatta, per poter pensare di ri-farcela.

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E quale consiglio ti senti di dare a chi si affaccia in questo ambito?

Documentarsi, credere nella propria sensibilità e all’anima del progetto. Portarlo avanti con le caratteristiche con cui è nata l’idea generativa, preparandosi a scendere a dei compromessi ma senza intaccarne l’identità e la genesi per cui è nato.

È un periodo dominato da una crisi pandemica in corso: una tragedia sanitaria, ma anche un dramma economico e lavorativoquali misure chiedi alla politica per far ripartire il paese?

Come ho già avuto modo di dire, gestire una situazione del genere non è e non sarebbe stato facile per nessuno, al di là delle competenze governative o personali. So che l’apprezzamento politico forse è ai minimi storici, ma questa situazione dev’essere valutata fuori dall’ordinario, è una straordinarietà, per cui nessuno è preparato. Non ho richieste particolari e non ho l’ipocrisia di lamentarmi e dire che si dovrebbero far cose, seduto dal mio divano di casa o davanti al mio smartphone. Sono un cittadino italiano e faccio ciò che mi compete come tale, quello che è nella mia dimensione di responsabilità. Nella mia famiglia, nei miei contatti quotidiani, nelle mie scelte individuali in ottica democratica.Quello che auguro invece è di poter trovare quanto prima una soluzione che consenta quanto prima di permettere aperture degli esercizi, e dei centri sportivi, culturali e di aggregazione, chiaramente dentro ad una logica di fattibilità, di distanziamento e di rispetto di tutte le norme vigenti e a venire, in merito alla gestione di questa pandemia. Non è il momento di criticare, lo valuteranno in futuro, ora è il momento di risolvere e unirci in questo obiettivo comune prima di tutto per le nostre famiglie, per la nostra Italia, e forse per il mondo intero.

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